GANESHA IL SIGNORE CHE RIMUOVE GLI OSTACOLI

Divinità Sri Ganesha

Tra le divinità più venerate e popolari dell’induismo c’è Ganesha, il dio dalla testa di elefante, il Signore che rimuove gli ostacoli. Ganesha o Ghanapathy significa “Signore dei gana (delle moltitudini)” o anche “il Signore degli eserciti” il dio della saggezza che favorisce il successo, di buon auspicio contro gli ostacoli, siano essi materiali o spirituali.

La prima divinità a cui ci si rivolge in ogni occasione, ed il più amato, è sempre Ganesha, ogni cerimonia e rituale induista inizia con l’invocazione di questa divinità. Quando una persona deve intraprendere una nuova impresa, dare avvio a qualcosa di importante (un cambio di casa, un lungo viaggio, l’assunzione in un posto di lavoro, una nuova iniziativa o rapporto, la soluzione di un problema) è a Ganesha che chiede protezione e aiuto, per superare le difficoltà sul proprio cammino.

Ganesha è la divinità della saggezza e dell’acume, ed è anche adorato come colui che difende le buone azioni e semina difficoltà sul cammino dei malvagi. È invocato per favorire la fortuna in qualsiasi iniziativa.

La Leggenda di Ganesha

La leggenda narra che Ganesha sia figlio di Shiva e Parvati o della sola Parvati, che lo crea per metterlo a guardia delle sue stanze da bagno. È un bellissimo bambino che assolve ai suoi compiti con grande serietà e cura, tanto da impedire anche allo stesso Shiva di entrare nelle stanze private di Parvati. Shiva quindi, in un attacco d’ira, gli taglia la testa. Parvati è infuriata. Le divinità vengono consultate e suggeriscono di portare la testa del primo essere che venisse trovato e di apporla sul corpo del bambino. Incontrano un elefante, a cui viene mozzata la testa, ed ecco che Ganesha assume questo aspetto. In un’altra versione della leggenda, la dea Parvati desiderava un figlio; ma il suo compagno, il dio Shiva, non vuole saperne. Parvati decide allora di generarlo da sola. Ma quando Shiva rientra e trova il ragazzo, gli taglia la testa.

Il Simbolismo di Ganesha

Ganesha è un’affascinante divinità, un po’ buffa con la sua testa di elefante. Osservandolo più da vicino la sua immagine è ricca di simbologia.

Il topo, con lui raffigurato, detto mooshikham (Mushika o Akhu), rappresenta il desiderio, l’ego, la nostra vanità, i sentimenti più bassi che corrodono il nostro animo, ma è anche considerato il veicolo “vahana” e rappresenta la forma più elementare tra gli animali. I topi per natura sono creature avide che corrono apparentemente senza direzione di qua e di là per accaparrarsi molto più di quanto abbiano veramente bisogno.  Come Ganesha, però, noi dobbiamo imparare a “cavalcare” il nostro ego, a tenere le redini delle nostre emozioni, governandole anziché farci dominare da esse.

Chi ha dei desideri può sprecare tutta la sua vita e le sue energie a rincorrerli, realizzandone uno dopo con l’altro. Invece, dovremmo essere come il dio Ganesha e mantenere i nostri desideri saldamente sotto controllo, per non farci sopraffare da essi.

Secondo alcuni testi sacri indiani, il topo rappresenta anche il demone Gajamoohaasura che è stato vinto da Ganesha.

È interessante notare che, secondo le storie puraniche, tutti i veicoli dei diversi dei e divinità, rappresentano degli “asura”, demoni sconfitti. Simbolicamente raffigurano l’ignoranza dell’uomo, che può essere tenuta sotto controllo solo da Dio, nella forma di conoscenza.

La testa dell’elefante rappresenta la più alta forma di animaleAvendo anche il corpo di un uomo, dimostra che egli è Ganesha, il Signore di tutti gli esseri. Sulla fronte è raffigurato il simbolo di Shiva, il tridente inteso come il tempo, nelle sue tre forme: passato, presente e futuro che Ganesha custodisce.

Le sue grandi orecchie simboleggiano che ha acquisito la saggezza, attraverso l’ascolto e la riflessione sulle verità eterne e spirituali dei Veda. Il profilo della testa e del tronco formano l’Om, il simbolo più sacro, che rappresenta il suono primordiale della creazione, il mantra più potente nella preghiera e nella meditazione.

L’elefante ha solo una zanna, l’altra è spezzata a significare la capacità di superare ogni dualismo.

La proboscide è in grado di eseguire azioni grossolane, ma anche delicate e precise: può sradicare un albero, così come afferrare un oggetto minuscolo. Rappresenta la necessità di sviluppare il nostro intelletto, il nostro potere di discriminazione, sia nel mondo materiale che nel mondo sottile o spirituale.

Ganesha ha quattro braccia che rappresentano mente, intelletto, ego e coscienza condizionata. Nella mano destra tiene un’ascia, o “ankusa”, e nella mano sinistra tiene un cappio, o “paasa”. Simbolicamente la mente è come un elefante selvaggio che si agita nel caos, quindi, dobbiamo usare l’ankusa per domare e controllare la nostra mente, tagliare ed eliminare tutti i nostri desideri che danno origine alla sofferenza.

In un’altra mano tiene un piatto di “Mothakham”: un dolce dal guscio piuttosto duro, che indica la soave ricompensa del sapere ottenuto con la ricerca della gioia spirituale lungo il sentiero dell’illuminazione. Indica anche l’importanza di mangiare il cibo corretto, sattvico, per progredire spiritualmente. Infine la quarta mano è rivolta al devoto in segno di benedizione “abhaya”.

La grande pancia di Ganesha contiene simbolicamente tutto l’universo e rappresenta il modo in cui dovremmo vivere la nostra vita. Dobbiamo essere in grado di accettare, assimilare e digerire tutte le esperienze che attraversiamo e incontriamo sul nostro percorso, siano esse buone o cattive. In tutte le nostre prove e difficoltà, dobbiamo essere equanimi e renderci conto che tutte le esperienze sono apprendimento e ci porteranno più vicini a Dio.

Ganesha è seduto con una gamba sollevata e l’altra ancorata a terra: simboleggia l’importanza della collaborazione tra il mondo terreno e quello spirituale.

Ai piedi di Ganesha si trovano spesso diversi tipi di cibo, che rappresentano la ricchezza materiale, il potere e la prosperità ad indicare che, se si conduce una vita di alti principi e ideali, questi benefici materiali saranno sempre disponibili, anche se un eccessivo attaccamento ad essi, potrebbe diventare un ostacolo al progresso della crescita spirituale.

Articolo redatto da: Desktop Office di YOGADELRESPIRO.it
Data content by Davide Russo Diesi | Istruttore Mental Coach CSEN & YA Yoga Teacher E-RYT® 200, RYT® 500, YACEP® YOGABODY® Breathing Coach.

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Davide R. Diesi | YA Yoga Teacher | Ganesh il  Signore che rimuove gli Osatcoli