Khechari Mudra

Il Khechari Mudra, spesso definito il Re di tutti i Mudra, è una pratica avanzata dell’Hatha e Raja Yoga: se ne trova testimonianza nei testi sacri quali l’Hatha Yoga Pradipika e Gheranda Samhita, che sono tra i principali testi più antichi di questa branca dello Yoga insieme alla Śiva Saṃhitā.

Il Khechari Mudra, come insegnava Paramhansa Yogananda, è una tecnica del Kriya Yoga che egli apprese dal suo Maestro, Swami Yukteswar Giri J., e che veniva praticata dagli Yogi da millenni, ma che Yogananda riservò come insegnamento solo a pochi dei suoi discepoli più progrediti per la difficoltà e costanza che richiede l’esecuzione finale di questo Mudra.

Nella lingua sanscrita khe significa cielo, Brahman o la realtà suprema, mentre chara significa movimento.

L’obiettivo del Khechari Mudra è di raggiungere un elevato stato di coscienzastimolando e attivando tutti i Chakra e regolando il flusso del prana nel corpo fisico. Il Khechari Mudra, a differenza degli altri Mudra, si pratica con la lingua, che nella posizione finale viene arrotolata all’indietro oltre il palato molle e l’ugola e inserita nella cavità nasale.

Cosa sono i Mudra? Mudra è un termine sanscrito che significa sigillo, segno gesto e sono particolari posizioni delle mani che riescono a riequilibrare il nostro corpo e la nostra mente e a canalizzare la nostra energia. Fanno parte di tutti quegli elementi rituali e simbolici appartenenti alla cultura vedica, hindu, tantrica e yogica assieme agli Yantra (sigilli geometrici), ai Mandala (diagrammi basati su quadrato e cerchio), ai Mantra (sillabe o nomi sacri) e ai Japa (la ripetizione di versetti sacri). La particolarità dei Mudra è quella di rappresentare il cosmo e le energie che lo compongono tramite precise gestualità e posizioni delle mani e delle dita.

Preparazione al Khechari Mudra e tecnica

Prima di iniziare la pratica del Khechari Mudra bisognerebbe avere già acquisito alcune tecniche di base quali la meditazione, conoscere la pratica dello Shambhavi Mudra, la focalizzazione specifica degli occhi sul Chakra del terzo occhio o Ajna Chakra posto al centro delle sopracciglia e praticare l’Ujjayi Pranayama, anche conosciuto come il “respiro vittorioso”, un’antica tecnica di respirazione, dove contraendo la glottide si produce nell’espirazione un leggero suono.

Altri aspetti importanti nella pratica del Khechari Mudra sono i Bandha, parola sanscrita che significa legame, blocco, unire e descrive posizioni in cui certi organi o parti del corpo vengono contratti e controllati. L’utilizzo dei Bandha sia nella pratica degli asana, che nel pranayama, consente di canalizzare l’energia pranica all’interno del nostro corpo nei punti corretti, evitando in questo modo sprechi e dispersioni. I tre Bandha principali sono: Mula Bandha, Uddiyana Bandha e Jalandhara Bandha e ne parleremo più diffusamente in un prossimo articolo.

Pratica

Si dice che nell’antichità fu Shiva ad insegnare questo Mudra ad un gruppo ristretto di discepoli a sottolinearne la sacralità e complessità.  Il Khechari Mudra agisce su tutti i 114 Chakra del nostro corpo: sette sono i Chakra principali e gli altri sono Chakra sottili. I Chakra possono essere visualizzati come vortici di energia vitale, o prana, che ruotano.  Chakra in sanscrito significa infatti “ruota” e questa energia fluisce nel nostro corpo attraverso 72.000 canali, definiti Nadi che attraversano tutti i Chakra, con flusso ascendente e discendente.

Trattandosi di una pratica avanzata è importante avere un approccio cauto, di estremo rispetto e devozione, ma soprattutto questa pratica richiede la guida di un autentico Istruttore esperto che saprà quando si è pronti per approcciare questo Mudra. Il risveglio prematuro e le pratiche imprecise di questo Mudra possono portare a dei disturbi.

Quando si sfiora l’ugola con la punta della lingua il prana viene canalizzato dai sensi nella spina dorsale risalendo dal basso e attraversando tutti i Chakra fino al Vaishnavara e unendo la coscienza allo Spirito. Vaishvanara è un termine sanscrito collegato all’atman, l’anima individuale e deriva dalle parole “vishva” che significa universo e “narah”, uomo. 

  • Si inizia la pratica seduti in una posizione confortevole, Sukhasana, Padamasana se possibile, con degli esercizi di respirazione profonda per liberare la mente dai pensieri e rimanere focalizzati nel momento presente.
  • Poi si pratica il Nabho Mudra, spingendo la punta della lingua sul palato duro: questo Mudra attiva le ghiandole salivari. La posizione finale della lingua oltre il palato molle può richiedere mesi di pratica di questo primo step Nabho Mudra, molto meno intenso del Khechari Mudra, ma che consente alla lingua di diventare più flessibile e di allungare il frenulo linguale.
  • Si continua la pratica preparatoria con il Maha Mudra e il Maha Bandha per controllare il flusso di energia nel corpo. In sanscrito “Maha” significa grande: Maha Mudra è una pratica yogica avanzata che prevede la pratica contemporanea dei tre Bandha principali: Mula Bandha, Uddiyana Bandha e Jalandhara Bandha. Sebbene questa pratica venga eseguita a terra, tecnicamente non è considerata una postura, o asana, anche se questa pratica viene definita anche Maha Mudra Asana. La colonna vertebrale si estende lateralmente, in avanti, verso l’altocon torsioni e all’indietro. Quando si praticano i tre Bandha insieme, si attivano i tre Chakra collegati ai Bandha riequilibrandoli tra di loro e favorendo il flusso del prana.
  • Lentamente nello step successivo, si arrotola la lingua verso l’alto e la punta della lingua dovrebbe con la pratica costante allungarsi fino a raggiungere il palato molleNon sforzare la pratica: se si sente dolore o fastidio alla bocca o alla lingua, rilassare la lingua per alcuni secondi e poi ricominciare. E’ utile in questa fase praticare il Jalandhara Bandha, portando il mento a premere sul petto per aiutare la lingua a spingersi oltre.
  • Nella fase più avanzata del Khechari Mudra, la lingua oltrepasserà il palato molle per raggiungere la cavità nasale, oltre l’ugola. In questa posizione si attiva il Chakra Talu e secondo l’Hatha Yoga Pradipika, il terzo occhio, il Chakra Ajna, e viene secreta una sostanza, l’Amrita, il nettare divino, un potenziale vitale che genera sensazione di pace, calma interiore, equilibrio, intuizione e ci permette di vivere stati elevati di connessione spirituale e benessere.
  • Si mantiene questo Mudra per 4-5 minuti inizialmente e poi si potrà aumentare fino a 5-10 minuti se lo si pratica tutti i giorni.
  • Per interrompere la pratica del Mudra, si riporta la lingua alla sua posizione naturale e si torna a respirare normalmente, rimanendo in meditazione.

 

Effetti Fisiologici del Khechari Mudra e Benefici

Il Khechari Mudra influisce su molti processi fisiologici. Nella pratica avanzata attiva la ghiandola pituitaria (o ipofisi)rallenta il battito cardiaco, il ritmo del respiro e la pressione sanguigna in quanto stimola il sistema nervoso parasimpatico e ci aiuta ad uscire dalla modalità di lotta o fuga e a rilassare il nostro corpo e la mente.

La pratica del Kriya Yoga e del Kechari Mudra, come insegnato da Paramhansa Yogananda e Swami Vivekananda, è associata a molti effetti benefici fisici ed evolutivi. I punti che vengono attivati nella pratica avanzata sono molto potenti energeticamente e questo  Mudra è efficace soprattutto ai fini di una guarigione interiore.

Inoltre, rinvigorisce tutto l’organismo fisico, rallentando il processo di invecchiamento, perché il controllo dell’energia vitale agisce sugli stati fisici ed emotivi, calmando il sistema nervoso, gli stati di ansia e favorisce significativamente la meditazione profonda, migliora le connessioni cerebrali e le funzioni cognitive.

Khechari Mudra e Scienza – La Connessione Neurale

Mentre negli antichi testi yogici si parla soprattutto degli aspetti spirituali del Kechari Mudra, la scienza moderna si è occupata delle implicazioni fisiologiche.

La parte superiore della bocca e la cavità nasale sono ricche di terminazioni nervose e quest’area è di fatto un punto di congiunzione neurale tra diverse parti del cervello. Attraverso la pratica del Khechari Mudra queste terminazioni nervose vengono stimolate, impattando i circuiti neurali, dando in tal senso una possibile spiegazione agli elevati stati di coscienza descritti dai praticanti.

Quando la lingua si arrotola all’indietro fino a toccare la cavità nasale, stimola la ghiandola pineale. Nella cavità retrostante il palato vi sono la ghiandola pineale (o epifisi)  la ghiandola pituitaria (o ipofisi) che secernono importanti sostanze regolatrici del sistema endocrino e controllano numerose funzioni ormonali del nostro corpo: stimolando queste ghiandole endocrine si aumentano e attivano le loro secrezioni ormonali, inducendo rilassamento, incremento dell’energia vitale e il riequilibrio di tutto il sistema ormonale del corpo. Queste ghiandole rappresentano un tramite energetico fra il corpo fisico, la mente e l’anima, in grado di trasmutare le energie grossolane in energie sottili.

Integrare il Khechari Mudra nella Pratica Yoga

Il Khechari Mudra è un aspetto potente di una pratica yogica più ampia, dove si integrano le posture fisiche asana, il controllo del respiro pranayama, la concentrazione dharana e la meditazione dhyana.

Anche una dieta sattvica (pura ed equilibrata) e uno stile di vita adeguato sono essenziali nella pratica del Khechari Mudra in quanto un’alimentazione corretta rende il corpo più reattivo al flusso energetico.

Una delle epopee più importanti della cultura induista, la Bhagavad Gita, il canto del beato, testo sacro scritto dal saggio Vyasa,  racconta il dialogo che Arjuna e Krishna hanno sul campo di battaglia tra le due fazioni nemiche. Oltre ad essere un testo altamente poetico, filosofico e spirituale, la Bhagavad Gita fonda le sue basi sul concetto dei guna, ovvero i tre attributi della natura: tamas o inerzia, raja o passione, sattva o equilibrio.

Questi elementi permeano tutto il creato in modo dinamico: l’eccesso di inerzia, dato dall’incoscienza delle fasi iniziali della creazione, richiede passione ed azione per produrre mutamenti, che a loro volta necessitano e tendono ad un equilibrio. Questi paradigmi si riproducono anche nel corpo e nel carattere degli esseri umani, che tendono quindi a ritrovare un equilibrio fisiologico ed evolutivo.

Il guna che rappresenta l’equilibrio luminoso è quello bianco, il sattva e l’uomo sattvico è colui che trascende l’incoscienza e gli eccessi della passione. Anche attraverso il cibo.

La dieta sattvica si basa su un principio piuttosto semplice: si possono mangiare solo (o in prevalenza) gli alimenti considerati sattvici dal samkhya, dallo yoga e dal sistema di medicina ayurvedico.

  • I cibi tamasici sono quelli che recano danno al corpo, quelli degenerativi;
  • I cibi rajasici sono neutrali o con caratteristiche sia positive che negative;
  • I cibi sattvici apportano solo benefici.

 

Swami Vivekananda e Swami Sivananda

Tra i grandi Maestri che praticavano il Khechari Mudra, oltre a Paramhansa Yogananda, ci sono Swami Vivekananda, discepolo di Ramakrishna Paramahansa, che praticava intensamente il Raja Yoga e che raggiunse stati meditativi molto profondi, mentre Swami Sivananda osservò che la pratica del Khechari Mudra portava a trascendere la fame, la sete e la paura della morte e che questo Mudra era fondamentale per raggiungere la Realizzazione del Sé e l’unione con il Divino.

Il Khechari Mudra è piuttosto complesso e molto sfidante per chi lo pratica: la flessibilità e la lunghezza della lingua variano molto da persona a persona. Per alcuni raggiungere la posizione finale e sperimentarne gli effetti può richiede molto tempo, pratica e pazienza, consapevoli sempre dei propri limiti e delle reazioni del proprio corpo e sempre sotto la guida di un Istruttore esperto.

 

By Ananda Kriya Sangha, 2020 – Kechari Mudra Technique

 

Articolo redatto da:

Davide R. Diesi
Istruttore Certificato YA Yoga Teacher E-RYT® 500, RYT® 500, YACEP®, YOGABODY® Breathing Coach, YOGABODY® Stretching CoachIstruttore Nazionale Mental Coach CSEN, CERTIFIED PADI Freediver & INDIA Professional Yoga Member of IYA  (Indian Yoga Association).